Un motivo ci sarà pure
“Un motivo ci sarà pure. Se a stare insieme sono un uomo e una donna, un motivo ci sarà pure. Comunque, non voglio entrare nel merito della cosa e fare polemiche, non mi interessa proprio”.
E allora, caro sacerdote che oggi hai sposato i miei amici, se non vuoi entrare nel merito e non vuoi fare polemica, tappati la bocca e non esprimere pareri che nessuno ti ha chiesto. Anche perché è troppo comodo lanciare il sasso e poi nascondere la mano e ancora più comodo è lanciarlo se sei l’unica persona nella posizione di farlo. Troppo facile se solo tu all’interno di una sala tieni un microfono in mano e te ne stai sul pulpito.
Personalmente, avrei voluto gridare. Gridare la mia rabbia, la mia delusione, perché è veramente triste che ancora si debbano sentire certi discorsi. La mia indole non è quella di una persona diplomatica, ma in certi contesti mi sforzo di esserlo e, devo dire, ci riesco pure. Ma ci sono cose su cui proprio non sono disposta a negoziare e il tema dell’omosessualità è una di queste, forse una delle poche cause per cui davvero darei anima e corpo. Io non pretendo che la chiesa cambi il suo modo di pensare per avvicinarsi al mio, né che ammetta il matrimonio tra persone dello stesso sesso se le sue leggi considerano la riproduzione come il suo unico fine. Quello che pretendo, invece, è che la chiesa abbia rispetto per tutti e per il pensiero di tutti. Compreso il mio.
Ma allontaniamoci per un attimo dal cattolicesimo e pensiamo da laici. Il matrimonio è, civilmente parlando, un negozio giuridico. Punto. Il nostro ormai anzianotto codice civile contiene solo qualche termine riduttivo, tipo “marito e moglie”… basterebbe aggiungere anche “marito e marito” o “moglie e moglie” e il resto dell’articolo potrebbe pure restare così com’è, perché non parla da nessuna parte di figli come fine o dovere. Poi certo, è anche un tantino maschilista, visto che in base a non si sa quale principio la moglie deve prendere il cognome del marito… ma sono dettagli, tutto si può modificare, basta volerlo.
La cosa che mi rattrista è che quando si parla di matrimonio – civile, ripeto, perché la chiesa è uno stato con le sue leggi e io sono italiana e non vaticana – fra coppie gay, persone che reputo intelligenti fanno discorsi assurdi, frutto perlopiù dell’ignoranza (nel senso letterale della parola, perché ignorano: non conoscono persone omosessuali e di conseguenza parlano per sentito dire e per pregiudizi). Ho sentito fare discorsi allucinanti, del tipo “meglio che mio figlio abbia una lieve malattia, tipo il diabete, piuttosto che sia gay” oppure “che mio figlio nasca maschio o femmina non importa, basta che sia deciso”, con annessa strizzatina dell’occhio per la serie “ci siamo capiti, vero?!?”. Oppure quelli che quando ti raccontano qualcosa ti dicono “che poi quello doveva essere un po’…un po’… diciamo un po’ strano” e ancora “quello è così, è frocio, eppure il fratello è normale…”. Normale? Strano? Ma di cosa stiamo parlando?
Dovrei fregarmene e pensare che chi la pensa così ha il diritto di farlo così come io ho il diritto di riservarle una considerazione pari a zero. Invece ogni volta mi ribolle il sangue nelle vene perché non riesco a fare a meno di pensare che di persone che la pensano così ce ne sono a pacchi, così tante che le nostre leggi sono discriminatorie e negano a una parte della società un diritto sacrosanto, quello di concludere, se maggiorenni e consenzienti, un negozio giuridico. Perché? Qual è il problema? Cosa pensate che facciano, i gay? Mi rivolgo a tutte le persone che hanno pronunciato in mia presenza frasi del genere o che, pur non avendolo fatto, la pensano così. Siate sinceri per un momento e rispondete a questa domanda: voi avete scelto che vi tirasse più un pelo di f… (se siete maschi) o di c…. (se siete femmine) che un carro di buoi? No, davvero, ditemelo. Vi ricordate quando da adolescenti avevate gli ormoni impazziti che vi spingevano in una direzione piuttosto che in un’altra? E anche adesso com’è che quando passa una bella ragazza o un bel ragazzo bisogna asciugarvi la bava come si fa con i neonati?
Non lo decidiamo noi che cosa ci piace. Noi siamo quello che siamo e una cosa non è migliore di un’altra solo perché piace alla maggioranza. Che poi, anche questa storia della maggioranza è da vedere, perché non sarei così sicura del fatto che gli etero superino gli omo. E non ditemi che si vede dalle coppie sposate e con figli, perché so di uomini che hanno tradito la moglie col migliore amico. E non ditemi neanche che la natura vuole che figliamo per evitare l’estinzione della specie, perché se tutti gli animali (uomo compreso), proprio tutti, si riproducessero, a un certo punto non ci sarebbe, forse, nemmeno lo spazio fisico necessario a contenerci.
Potrei continuare per ore, ma ho già detto fin troppo.
Però un’ultima cosa a quel sacerdote gliela voglio dire. Se ci sono coppie formate da un uomo e una donna, un motivo ci sarà pure. Se ci sono coppie formate da due uomini, un motivo ci sarà pure. Se ce ne sono formate da due donne, un motivo ci sarà pure. Questo motivo si chiama amore. Che vuol dire comprensione, perdono, stima, rispetto. Quello che lui oggi non ha avuto per chi la pensa come me e per gli omosessuali presenti.
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Vita vissuta