Twinsters
Anaïs
“Beccata, beccata! Guarda cos’abbiamo trovato su YouTube…”, fanno in coro i suoi amici. Stanno tutti intorno a Marc che, divertito, esibisce il suo smartphone come fosse un trofeo. Anaïs pensa che si tratti di una delle classiche cavolate del suo amico e gli si avvicina controvoglia. Ma prima che faccia in tempo a dire “sei il solito cretino”, rimane pietrificata: sullo schermo c’è infatti una ragazza che sembra, letteralmente, la sua fotocopia.
“Wow, così quando non ti sto vicina vai in giro per la rete a cercare gente che mi somiglia”, fa sarcastica, perché non vuole dare grande soddisfazione né a Marc, né agli altri, che adesso ironizzano sul loro rapporto e sul fatto che Marc abbia un malcelato debole per la sua amica con gli occhi da orientale.
A fine giornata, sull’autobus che la riporta a casa, Anà, come la chiamano i suoi, non riesce a non pensare a quella ragazza e a quanto sia incredibile come le assomigli. Riguarda l’intero video fino ad arrivare ai nomi degli attori e finalmente scopre come si chiama la sua sosia: Samantha Futerman.
Senza nemmeno il tempo di pensare, digita quel nome su Google così, giusto per curiosità. E all’improvviso le si gela il sangue, per un momento il suo cuore smette di battere. Samantha è nata nella Corea del Sud il 19 Novembre 1987. Anche lei è nata lì. In quello stesso giorno.
Anaïs, Anà, come la chiamano i suoi, era stata adottata a soli tre mesi, figlia unica dei suoi genitori adottivi, che l’avevano cresciuta in Francia, prima che lei si trasferisse a Londra per studiare fashion design. “Non è possibile che abbia una sorella, me lo avrebbero detto”.
Eppure sente che quella scoperta ha un senso più profondo: Anaïs crede infatti che niente accada per caso e qualcosa di inspiegabile le dice di insistere, di non fidarsi delle coincidenze.
Deve assolutamente mettersi in contatto con quella ragazza. Ma come fare a non essere presa per una mitomane? Un messaggio su Twitter, 140 caratteri per dire “Ehi, mi sa che potremmo essere sorelle”. Pessima idea, chi crederebbe a una cosa del genere? Allora un messaggio su Facebook, privato naturalmente, in modo da spiegare con calma questa “sensazione”. Sì, meglio così, meglio essere chiari e spiegarsi lentamente. “In fondo, non sono sicura di niente, forse è solo la mia immaginazione che sta inventando tutta questa storia”, è il suo pensiero prima di premere “Invia”.
Samantha
E’ una fredda mattina di febbraio quando Samantha, come ogni mattina, accende il pc mentre sorseggia il suo caffè. Apre il suo profilo Twitter, e trova un messaggio alquanto singolare: “Ciao, ti ho chiesto l’amicizia su Facebook. Per favore, rispondimi”. Incuriosita dalla richiesta di quell’estranea, si sposta allora su Facebook e apre i messaggi privati: “Ciao. Mi chiamo Anaïs Bordier e ti ho notata in un video su YouTube perché mi assomigli in un modo incredibile. Penserai che sono pazza, ma curiosando in rete ho visto che siamo nate nella stessa città, nello stesso giorno. Mi hanno adottata quando avevo tre mesi… forse sto sognando, ma io credo che potremmo essere gemelle e che potrebbero averci separate alla nascita”.
Samantha clicca sul profilo di Anaïs e vede se stessa, il suo viso, la sua espressione. Pensa a un furto d’identità sulla rete, a uno scherzo. Ma le parole di quella ragazza le dicono che forse non è un sogno, che magari è il destino che ha bussato alla sua porta facendole un regalo inaspettato. Proprio come in un film, uno dei tanti in cui lei ha recitato in attesa della sua grande occasione. E, forse, il suo momento è arrivato. Stavolta, la protagonista è davvero lei. Solo che il film si chiama vita.
Anaïs e Samantha
Ho immaginato così l’incontro fortuito tra Anaïs Bordier e Samantha Futerman. Perché Ana e Sam non sono due personaggi frutto della mia fantasia, ma esistono realmente. E quella che ho raccontato è, anche se un po’ romanzata, la vera storia del loro incontro. Nate nel 1987 nella Corea del Sud, a tre mesi sono state adottate da due famiglie diverse: Anaïs è volata in Francia, Samantha negli Stati Uniti. E quello che ho descritto è il modo in cui sono venute a conoscenza l’una dell’altra. Adesso si scrivono, parlano via Skype, ricostruiscono i pezzi di una storia incredibile che è la loro storia. Si incontreranno, potete starne certi. E dato che la rete le ha fatte conoscere virtualmente, hanno deciso di renderla partecipe anche del loro ricongiungimento fisico. Su Kickstarter, piattaforma di crowdfunding di progetti creativi e innovativi, c’è tempo fino al 18 aprile per fare una donazione affinché queste due sorelle possano documentare e postprodurre la cronaca del loro incontro. Hanno preventivato un budget minimo di 30.000€ per poter assoldare un bravo regista, un cineoperatore, per noleggiare l’attrezzatura. E la cifra, grazie alla generosità della rete, è già stata raggiunta e superata. L’extrabudget che riusciranno a raccogliere servirà per coprire parte delle spese che quest’avventura inevitabilmente comporta: voli, hotel, e così via.
Ho raccontato questa storia perché mi ha commosso e colpito. E’ la dimostrazione che questo essere iperconnessi, questa possibilità di sapere tutto di tutti, non ha soltanto risvolti negativi. Mi sono chiesta “come la prenderei se dovessi scoprire che ho un’altra sorella dall’altra parte del mondo, una sorella di cui nessuno mi ha mai parlato?”. Sarebbe uno shock, non c’è dubbio. Ma sarebbe anche bello, perché vorrebbe dire che una parte di me sarebbe legata a un’altra persona, a un’altra parte di mondo, a un’altra vita.
La storia di Anaïs e Samantha non è finita, anzi, in un certo senso è appena cominciata. Ed è questa, per me, la cosa più bella: è una storia che non ha ancora una fine, e che anzi attendeva, paziente, di essere scritta. Spetta ad Anaïs e Samantha farlo, a queste due ragazze dagli occhi a mandorla che sono state travolte non solo dal destino, ma anche dal web. E se è vero che le vie del Signore sono infinite, questa è la dimostrazione che oggi lo sono ancora di più, perché anche la sorte ha imparato ad usare i mezzi moderni e a parlare il linguaggio dei nostri giorni. Inaugurando, così, una nuova epoca: quella di un destino guidato da un Dio “social”. Un destino 3.0.