
Roba da Community Manager
Qualche tempo fa, mio padre si è deciso a farmi di persona la domanda fatidica, quella che aspettavo da tempo: “Ma insomma, hai fatto il master ed eri stravolta, adesso stai facendo lo stage e sei distrutta, ma si può sapere che cavolo fai?”.
“Papà, sono Content & Community Manager”.
“Ah, perfetto. Sarebbe a dire, in italiano?”.
“Sarebbe a dire Content & Community Manager”, mi trovo a rispondere. “E’ un termine intraducibile, faccio prima a spiegarti concretamente cosa faccio”. Prendo quindi l’iPad, apro Facebook e gli faccio vedere le pagine che gestisco, spiegandogli come si svolge la mia giornata a lavoro, le riunioni dai clienti, la preparazione meticolosa del piano editoriale, la moderazione dei commenti degli utenti. Mi guarda stupefatto e a bocca aperta mi chiede: “Ma tu stai dieci ore al giorno dietro a un computer?”.
“Esatto!”.
“E ti piace?”.
“Ehm… veramente sì, molto!”.
“Figlia mia, contenta tu…”.
Mio padre non ama molto la tecnologia (anche se sono convinta che potenzialmente sarebbe portatissimo per smanettare col pc) e non ama i social network, che ad essa associa irrimediabilmente. E’ convinto che i cinquanta-sessantenni che hanno un profilo su Facebook siano tutti dei marpioni e si rifiuta categoricamente di considerare anche solo l’idea di poter entrare nel libro delle facce. Ha un telefono tipo pre-Blackberry e quando va in una città che non è la sua si porta dietro la cartina. “Papà, ma perché non ti prendi uno smartphone che ha il navigatore e fai prima?”.
“Io non ho bisogno del navigatore, sto comodissimo così”.
Ed è vero, perché lui le cartine le legge in tre secondi e ha un senso dell’orientamento da fare invidia a una bussola (e figuratevi a me che, per la cronaca, sono riuscita a perdermi dentro Parco Sempione col GPS). Comunque, fare il Community Manager ha davvero dei lati molto belli, a mio parere due su tutti: ti permette di scrivere esercitando l’arte della sintesi perché, in linea di massima, i social network ti invitano, più o meno espressamente, alla brevità, e ti permette di conoscere le persone, a volte vis à vis, a volte pc à pc 😉 .
Gli utenti spesso sono dei gran rompiscatole, fanno domande assurde, sono maleducati e a volte ti stimolano un senso di ribrezzo verso il genere umano, ma se non ci fossero bisognerebbe inventarli, perché sono anche capaci di regalare delle perle tali che da una parte non puoi non ridere e dall’altra non puoi fare altro che apprezzare il fatto di essere una persona normale e ringraziare il Signore per come ti ha fatto!
Ci sono, ad esempio, i cantanti neomelodici, che ti scrivono in privato “se fai like sulla mia pagina, io lo faccio sulla tua”; chi ti chiede delle informazioni sulla promozione che ha visto nel sito e quando tu dici “scusa, ma a quale promozione ti riferisci, mi manderesti il link?”, quello ti manda il link della promozione del tuo competitor, perché non si è accorto che tu non sei Aquafresh, ma Pasta del Capitano; c’è chi ti chiede se la ceretta i peli li fa sparire per sempre o se poi ricrescono; quella che ti scrive “usando il vostro prodotto sono quasi morta” e quando poi chiedi i riferimenti privati per poterla contattare, ti dice “non preoccupatevi, sono risuscitata”. Ovviamente i brand che ho citato sono frutto della mia invenzione, ma vi posso assicurare che gli esempi che ho fatto sono estremamente vicini alla realtà.
Oggi poi mi sono imbattuta in un caso, anzi due per essere precisi, piuttosto interessanti.
Ogni pagina Facebook ha una netiquette, ovvero un’etichetta, che invita tutti coloro che interagiscono con la pagina a tenere un comportamento consono, sostanzialmente, ai principi minimi del rispetto e della buona educazione. Per questo sono bandite le parolacce, al punto che se un utente ne scrive una contenuta nella “lista nera” creata dall’amministratore della pagina, il suo intervento viene segnalato immediatamente come spam e per questo nascosto da Facebook. Ma che fare se il nome stesso dell’utente è una parolaccia? Oggi, infatti, mi hanno scritto in bacheca due persone: V. Fanculo e S. Limortaccitua. Due le opzioni: bloccarli o riderci sopra. Voi cosa avreste fatto? Io ho discusso il caso con i miei colleghi poi, da persona educata, ho risposto prima a Limortaccitua e poi ho mandato un messaggio a Fanculo 😉 .
17 Marzo 2013 at 23:50
🙂 ci siamo passati tutti (e ancora ci passo).. Coraggio 😉
19 Marzo 2013 at 6:19
🙂