
Quattro chiacchiere con Marco Missiroli
Per chiudere la settimana in bellezza, venerdì appena trascorso ho avuto il privilegio di partecipare a un incontro con Marco Missiroli, organizzato da Feltrinelli presso la sede della casa editrice.
Il pretesto è stato la ripubblicazione, da parte di Feltrinelli, del romanzo d’esordio di Missiroli, Senza coda, pubblicato per la prima volta da Fanucci nel 2005 dopo il rifiuto, per stessa ammissione dell’autore, da parte di diverse case editrici, e grazie al lavoro di editing di Chiara Belliti che portò Missiroli a riscrivere in gran parte il romanzo.
Prima che arrivassero le domande, Missiroli ha rotto il ghiaccio raccontandoci la propria esperienza.
“Non sapevo di essere uno scrittore. A Rimini si può dire che le persone si dividano in due categorie: quelle coltissime, che leggono moltissimo, e quelle che vanno al mare. Io appartenevo alla seconda.”
Qualcosa è cambiato dopo la lettura di Io non ho paura di Niccolò Ammaniti. Non a caso, l’atmosfera di Senza coda ricorda molto questo romanzo, non tanto per la storia che racconta, che è diversa, quanto per l’atmosfera e per il twist nel quale, a un certo punto, si trova il lettore: sembra una cosa invece la realtà è un’altra – e non aggiungo nulla, perché non vorrei mai rovinarvi il piacere di leggere questo romanzo che, lo sottolineo, va letto assolutamente.
Pur avendo pubblicato altri romanzi dopo il primo (Il Buio addosso, Bianco e Il senso dell’elefante), il titolo che ha veramente consacrato il successo di Missiroli rendendolo conosciuto ai più è Atti osceni in luogo privato, pubblicato da Feltrinelli nel 2015: qui si racconta l’educazione sentimentale di Libero Marcel, dall’infanzia all’età adulta, da Parigi a Milano (se volete saperne di più sulla trama, potete leggere questa mia recensione di qualche tempo fa).
Seppure sia ben felice del successo che ha avuto, Missiroli ha anche ammesso i contro dell’essere autore di un romanzo di questo tipo:
“Il problema è che in un certo senso questo romanzo, pensato inizialmente per restare privato, non ha una forma ben definita. E quindi tentare di replicare quella naturalezza che lo contraddistingue in un nuovo romanzo, come vorrebbero alcuni, non è un’opzione percorribile, perché il risultato sarebbe posticcio.”
E qui siamo arrivati a parlare di un tema particolarmente vicino a Missiroli, quello dei tempi di gestazione di un’opera letteraria, peraltro già affrontato dall’autore in un meraviglioso articolo pubblicato su La Lettura il 31 luglio 2016 col titolo CaroEditoreRifiutami.
“Ci sono autori che sfornano un libro all’anno. Fatte poche eccezioni, in linea di massima non mi fido di questa categoria: al di là delle esigenze di vendita, o della volontà di non essere dimenticato, difficilmente ci può essere una reale maturazione dello scrittore in così poco tempo. Ci vuole coraggio per un editore a rifiutare un romanzo e ce ne vuole ancora di più per uno scrittore ad autorifiutarsi: il coraggio di sparire crea ferite narcisistiche.”
Scelta nobile e condivisibile quella dello scrittore riminese, che scherzando dice di avere avvisato il suo editore che non pubblicherà nulla fino al 2056. E che ha precisato che una posizione simile, battute a parte, è resa possibile anche dal fatto di avere un lavoro – Missiroli scrive per una rivista di psicologia – che gli consente di dedicarsi alla letteratura per il piacere di farlo. Ed è sempre per piacere che l’autore insegna alla Scuola Holden di Torino, da lui stesso frequentata in passato e poi abbandonata:
“I miei compagni erano tutti bravissimi, parlavano di scrittori che non conoscevo, di libri che non avevo letto. Ho mollato dopo un anno, non faceva per me. Poi Baricco mi ha detto: dato che non ti sei trovato bene, vieni a insegnare da noi e fallo con il tuo metodo. E così faccio. Alla Holden di fatto non c’è un metodo, ogni docente ha il suo.”
Sarebbe bello poter vivere in prima persona il “metodo Missiroli” come i suoi studenti a Torino, intanto faccio tesoro dell’incontro di venerdì scorso. Anche i miei compagni di classe – da Finzioni Magazine a Microcosmi, da Zelda was a writer a Tazzina di caffé, per citarne alcuni – sono stati bravissimi: il bello di trovarsi a un tavolo con persone appassionate di libri è che ognuno offre spunti e interpretazioni diverse, nominando le proprie letture e facendo i propri collegamenti mentali. Perché per chi ama i libri, ci sono poche cose belle come parlare di libri.