
Noi
Per il mio cinquantesimo compleanno, Connie mi regalò una bicicletta da corsa che uso talvolta sulle stradine di campagna, osservando lo spettacolo della natura e immaginando come sarebbe il mio corpo dopo uno schianto contro un tir. Quando ne compii cinquantuno fu la volta di una tuta e di un paio di scarpe da jogging, per i cinquantadue un rasoio per i peli di naso e orecchie, un oggetto inquietante eppure non privo di fascino, capace com’è di intrufolarsi dentro il cranio come un minuscolo tagliaerba. Il messaggio sottinteso di quei regali era sempre lo stesso: non ti fermare, non invecchiare, non darmi per scontata.
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Mi verrebbe da dire che la mia vita è divisa in due parti: avanti Connie e dopo Connie, e prima di entrare nei dettagli di ciò che avvenne quell’estate, bisognerà che racconti come ci siamo conosciuti. Si tratta pur sempre di una storia d’amore. Di certo l’amore c’entra qualcosa.
Douglas e Connie sono sposati da più di vent’anni quando Connie, di punto in bianco e nel cuore di una notte qualsiasi, dice a Doug “secondo me il nostro matrimonio è arrivato al capolinea”. Ma c’è un viaggio in Europa che la coppia ha programmato di fare in estate, prima che il loro figlio ormai maggiorenne vada via di casa, e per Connie non è necessario cambiare programma. Così Doug tenta il tutto per tutto e si convince che quel viaggio sarà la sua occasione per riconquistare la donna che gli ha reso la vita migliore:
La luce cambia in una stanza se c’è un’altra persona, ha riflessi differenti, e io sentivo che lei c’era anche quando taceva o dormiva. Amavo i segni della sua presenza, la promessa del suo ritorno, perfino l’odore era cambiato nel mio squallido appartamento.
C’è, però, anche un’altra persona su cui fare breccia, suo figlio, col quale Douglas non ha un rapporto esattamente idilliaco:
Pur dovendo a me la sua esistenza, mio figlio sembrava scontento dell’uomo che sua madre aveva scelto per metterlo al mondo.
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Come tutti, ho avuto qualche amore non ricambiato, e non è una passeggiata. Ma l’amore non ricambiato dal tuo unico figlio è come un acido che ti corrode giorno dopo giorno.
Fino a un certo punto va tutto bene, ma quando i tre arrivano ad Amsterdam succede qualcosa che rompe definitivamente il loro precario equilibrio. Ed è allora che ognuno prende una strada diversa, per poi rincontrarsi più avanti, come ad un incrocio.
Sono due le cose che più mi hanno fatto riflettere di questo romanzo. La prima è il rapporto padre figlio: Douglas mi ha fatto a tratti tenerezza e a tratti rabbia, per la sua goffaggine di padre e di uomo, per la sua rigidità mentale e incapacità di seguire, almeno ogni tanto, la massima “take it easy”.
Più volte mi sono ricordata di com’ero da ragazzina, di quanto abbia fatto dannare (e litigare) i miei con la mia volontà più o meno legittima di libertà e anarchia, delle discussioni incentrate sul “sei troppo piccola per andare in discoteca” e “cederemo su tutto, fuorché sul motorino”. Mi sono venuti in mente quei giorni e ho provato un’affettuosa nostalgia, ho pensato ai miei che dicevano “quando avrai dei figli capirai cosa si prova ad essere genitori” e ora che ho trent’anni suonati, anche se non ho figli, penso che avessero ragione e mi chiedo cosa avrei fatto al loro posto, ma penso che avesse ragione anche quella ragazzina ribelle e rompiscatole avida di esperienze, che nei suoi quindici anni ci stava stretta.
La seconda cosa che mi è molto piaciuta e in cui mi sono molto identificata è una delle conclusioni a cui arriva Douglas, una di quelle cose che ho sempre pensato ma mai tradotto in parole:
Il pregio fondamentale della sconfitta, una volta accettata, e’ che consente di riposare. La speranza mi aveva tenuto sveglio fin troppo a lungo e ora, libero dai fantasmi del lieto fine, potei finalmente abbandonarmi a un sonno profondo e senza sogni.
Può sembrare una conclusione pessimista o addirittura tragica, eppure non c’è niente di negativo in Noi: è un realismo sano e maturo, un inno alla vita e a quello che di bello si può sempre trovare dietro l’angolo, ad ogni età e malgrado tutto. Bravo Nicholls, bel romanzo!
“Era raffinata e originale, all’avanguardia e all’antica, come la protagonista di un film in bianco e nero.” (Connie secondo Douglas)