
Inviata speciale
Ci sono libri incredibilmente piacevoli da leggere eppure non facili da raccontare: Inviata speciale, l’ultimo romanzo di Jean Echenoz edito da Adelphi e tradotto da Federica e Lorenza di Lella, rientra sicuramente in questa categoria.
Una trama assurda, un tono di voce ironico e sottile, dei personaggi paradossali e una scrittura geniale, fanno di questo romanzo una chicca come poche.
La storia è questa: Constance, moglie di Lou Tausk, ricco nullafacente con un passato da cantante non del tutto limpido, viene rapita da alcuni tizi bizzarri per non si sa bene quale motivo.
Camicetta azzurra attillata, pantaloni skinny antracite, scarpe basse, taglio alla Louise Brooks e curve alla Michèle Mercier – un insieme che sembrerebbe stridente, e invece no, sta d’incanto. Trentaquattro anni, poco attiva e poco qualificata – a malapena un diploma di scuola superiore -, moglie di un uomo i cui affari vanno o perlomeno andavano a gonfie vele, ma è la vita con quest’uomo che non va affatto a gonfie vele: vita materiale facile, vita matrimoniale per niente. Velleità di divorzio, prospettive di riconciliazione, liti seguite da compromessi, dipende dai giorni, insomma. E in questa altalena si divide tra il tetto coniugale, benché sempre più di rado, e l’appartamento che ora, in attesa di vederci chiaro, ha pensato di vendere.
Per la verità, il motivo del sequestro sembra essere quello che muove tutti i rapimenti: la richiesta di un riscatto. Eppure il marito della vittima non sembra avere realmente intenzione di preoccuparsene, al di là della blanda richiesta di aiuto al fratello avvocato per una situazione che lo stesso narratore – un narratore onnisciente che in più occasioni strizza l’occhio al lettore strappandogli non poche risate – definisce “banale”:
Constance rapita, richiesta di riscatto, foto preoccupante, tradizionali minacce e che si fa? Situazione a dire il vero banale, come se ne vedono così spesso, che siamo tutti un po’ in imbarazzo: Tausk per l’umiliazione di dover chiedere aiuto al fratellastro minore, Hubert perché Tausk è di nuovo lì a rompergli le scatole senza sborsare un centesimo, io stesso per una trama tanto convenzionale.
Il fatto ancora più assurdo è che i carcerieri di Constance si trovano così bene in compagnia della malcapitata, che finiscono per nasconderla dagli stessi mandanti del rapimento – le cui intenzioni non sono a loro chiare – in una sorta di Sindrome di Stoccolma al contrario.
Quando poi salta fuori, nella seconda parte del romanzo, che tutta questa vicenda altro non era che una sorta di preparazione per il vero obiettivo dell’operazione, ovvero utilizzare Constance come infiltrata in Corea del Nord per carpire le trame del suo imprevedibile dittatore, è ancora più evidente la logica folle di questa incredibile trama:
Forse non lo sa, ma laggiù lei è un idolo negli ambienti governativi. Come, scusi? Si è preoccupata Constance. Eh sì, ha sospirato lui, è un punto fondamentale. Le ricordo che lei è stata la prima interprete di 과도한. Potrebbe ripetere? si è allarmata Constance. È l’adattamento coreano di Excessif, ha precisato Bourgeaud, sa, quella canzonetta che ha cantato anni fa. Pensi che dopo tutto questo tempo quella roba va ancora forte laggiù, l’avevano adattata nella loro lingua ma non gli basta più. A quanto pare, ai banchetti del Partito del Lavoro ascoltano ininterrottamente la versione originale, quindi la sua. Perfino il leader stravede per lei, lo sappiamo.
È una sintesi estrema, quella che ho fatto, perché le situazioni memorabili sono tante e tanti sono i personaggi. Non parliamo poi del narratore, che merita una vera e propria menzione d’onore per il suo modo di esprimersi ironico e pungente:
Andarono a nuotare lì fin dai primi giorni della loro vita in comune ed è lì che Pognel scoprì sulla scapola di Marie-Odile Zwang un altro tatuaggio che non aveva notato, a luci spente, nelle loro prime notti… Ma la sua presenza lasciava supporre che Marie-Odile si fosse divertita in gioventù visto che la moda del tatuaggio dietro la spalla, considerata la sua età, risaliva a un’epoca in cui a farselo fare non erano certo le ragazze meno spregiudicate. Insomma a Pognel venne in mente che forse un tempo Marie-Odile era stata ciò che alcuni chiamano una festaiola, altri un’allegra gaudente e altri ancora, meno distinti di noi, una gran troia.
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Era inevitabile che un giorno o l’altro in questa storia comparisse, esplicitamente, un po’ di sesso: in fondo alla stanza Lessertisseur quasi vestito era disteso sul letto, supino, mentre Lucile accovacciata tra le sue gambe gli somministrava quello che si può anche definire un pompino.
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Ha salutato a lungo Constance sfoderando il sorriso n°1… Dopodiché siccome è tornato verso di lei e le ha rivolto qualche parola accompagnata dal n°1 ampliato, quasi la stesse rimorchiando con nonchalance, sua moglie ha lanciato alla ragazza una rapida occhiata in cui si leggevano diversi destini possibili, dal campo di lavoro a regime duro allo sbudellamento con mitragliatrice pesante.
Ormai avrete capito che è una lettura divertente e piacevolissima, di fronte alla quale l’unica reazione possibile sono inchini e applausi, perché questo romanzo dimostra che delle cose della vita, alla fine, non possiamo che ridere e sorridere.
Non avevo mai letto nulla di Echenoz, ma Inviata speciale è sufficiente per capire che si tratta di un grandissimo autore: solo uno scrittore vero, una persona realmente capace di esprimere quello che ha da dire, con un’intelligenza acuta e una buona dose d’immaginazione, poteva concepire un romanzo come questo.
Viva i bravi scrittori di tutto il mondo, anche se ripensando a diverse letture che ho fatto ultimamente, mi viene da chiedermi: ma questi francesi, quanto sono bravi?
Scusami se sono indiscreta, ha mormorato Constance stringendosi a lui, ma che cosa ti ha chiesto ieri sera il tuo capo quando ti ha preso in disparte? È sempre più squilibrato, ha sentenziato Gang, ora vuole che mi pettini come lui. Allora ti farai tagliare i capelli? si è stupita Constance. Meglio i capelli che la testa, ha commentato Gang non senza discernimento.