
Dieci cose che avevo dimenticato
Io voglio la mia promozione. È quello il mio obiettivo: vorrei che i sacrifici fatti in tutto questo tempo mi fossero riconosciuti. Vorrei lasciare il segno, fare qualcosa che verrà ricordato. Per molti sono solo una superficiale anaffettiva e anche un po’ egoista: la verità è che sono convinta che non esista un unico modo di essere realizzati e questo è il mio.
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… se devo rinunciare a qualcosa, preferisco rinunciare alla mia ambizione piuttosto che a un ritmo di vita umano, scandito dall’orologio del cuore. Sia chiaro: non sono di certo un “angelo del focolare” e ho avuto una vita piuttosto divertente prima di innamorarmi di Fabio, ma alla frenesia di una carriera folgorante ho preferito una vita più lenta che sa di provincia e di mattine passate a bere il caffè a letto e a raccontarci gli impegni della giornata.
Siamo onesti: tutti noi ci siamo chiesti e probabilmente ci chiediamo, ciclicamente, se le scelte che abbiamo fatto non siano sbagliate, se, potendo tornare indietro, rifaremmo le stesse cose e se, a pensarci bene, non siamo ancora in tempo per cambiare idea, strada, progetto.
È questa la domanda di fondo che si pongono le due protagoniste di Dieci cose che avevo dimenticato, nuova uscita firmata Rizzoli che segna l’esordio di Lucrezia Sarnari, meglio nota in rete come @ceraunavodka, nel mondo del romanzo.
La storia è quella di due sorelle, Giò, che lavora a Parigi nella pubblicità e che ha puntato tutto sulla carriera a discapito degli affetti, e Marta, sua sorella, che al contrario ha sacrificato le proprie ambizioni professionali per seguire il marito prima e per occuparsi del loro bambino poi. Ognuna va per la sua strada senza troppi contatti con l’altra – anche per via di un litigio nel quale si sono lette reciprocamente la vita – fino alla morte della nonna Caterina, che lascia loro in eredità la pasticceria alla quale aveva dedicato la sua vita e che si trova nella provincia umbra. Il rientro a Collestefano, come si chiama il paesino che è teatro di tutta la vicenda, costringe le due sorelle a mettersi davanti allo specchio e affrontare ciascuna i propri fantasmi, complice anche un certo Marco Fabiani, che col suo fascino smuove le coscienze – e non solo – di più di una persona.
È il senso di appartenenza che ti frega, il fatto di fare qualcosa di bello per il posto dove sei nata…
Una trama molto semplice, che proprio per questo porta chi legge a identificarsi ora con l’uno, ora con l’altro personaggio – fatta eccezione per Marco Fabiani, personaggio riuscitissimo perché detestabile come pochi, almeno a mio parere.
Non è un mistero che io prediliga i romanzi dolorosi – non so se per una specie di masochismo o perché, come molti di noi, a trentacinque anni ne ho viste abbastanza da essere moderatamente disillusa e credere poco nel lieto fine alla e vissero sempre felici e contenti – ma Dieci cose che avevo dimenticato mi è decisamente piaciuto. Mi ha ricordato le letture d’evasione che facevo negli anni dell’Università per smorzare la tensione tra un esame e l’altro, e ci ho trovato, più che il classico ottimismo da commedia romantica, che proprio non fa per me, una cauta fiducia nel futuro e nel fatto che i problemi personali, tolte le questioni di vita o di morte, in un modo o nell’altro si risolvono.
Quella di Lucrezia Sarnari è una scrittura pulita, fluida, assolutamente in linea con la storia che racconta. Se un pomeriggio di questi avete voglia di chiedervi come sarebbe andata se, non state a tormentarvi, ma aprite questo libro e chiedete a Giò e a Marta: vi faranno trascorrere dei bei momenti raccontandovi come è andata a loro.
Esiste una vita migliore delle altre? O esistono solo vite diverse? E cosa rende una vita più felice di un’altra? Dipende dalle scelte fatte? Dal caso? Dagli incontri fortuiti? Dal coraggio? Io non ci ho pensato mai, alla mia felicità, non me ne sono mai curata. Ho pensato solo a vivere e mi è sembrato sufficiente, ma ora non so se mi basta.