
Cronaca di lei: quando i colpi più duri sono quelli fuori dal ring
Tutte le volte che mi sono imbattuta nella storia di uno sportivo, che fosse reale o verosimile, che la guardassi al cinema o la leggessi in un libro, sono sempre arrivata allo stesso punto: quello in cui il campione in questione sembra finito e poi, in un modo o nell’altro, si riprende. Penso a Open, la meravigliosa biografia di Agassi, ma anche a Rush, il film su Niki Lauda che hanno dato in TV proprio qualche giorno fa. In fondo questa altalena è un po’ una metafora della vita, che ha i suoi alti e i suoi bassi per tutti. Negli esempi che ho citato non manca mai la presenza di una donna, a testimoniare come anche per gli sportivi di professione le vicende private — e l’amore in particolare — abbiano un’influenza fondamentale nel lavoro. Nei casi che ho citato, però, senza negare l’importanza di queste donne sono pur sempre loro, gli uomini, che restano al centro della scena.
Non è così in Cronaca di Lei, ultimo romanzo di Alessandro Mari, dove sono soprattutto i personaggi femminili a restare impressi. A cominciare appunto da “lei“, “la ragazza“, personaggio enigmatico e affascinante al quale l’autore ha scelto di non attribuire un nome specifico.
In un’epoca di sovraesposizione degli individui, Mari ha voluto infatti raccontare un personaggio il cui tratto distintivo è l’opacità e, come ha spiegato in occasione dell’incontro con alcuni blogger che si è tenuto il 1 settembre presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, l’assenza del nome proprio conferisce a “lei” una dignità perfino maggiore rispetto agli altri personaggi. Tra questi Milo Montero, campione di boxe decaduto — ha avuto un problema alla vista solo da poco risolto — che vuole tornare sulla scena e che reincontra “lei“, sua vecchia fiamma e aspirante modella. Tra i due c’è un rapporto sostanzialmente fisico, nel senso letterale della parola: nonostante il romanzo sia ricco di dialoghi, i due protagonisti parlano infatti pochissimo e sono invece le loro azioni, in omaggio al principio dello show, don’t tell, a farceli conoscere sia singolarmente che come coppia. Irene, sorella e manager di Milo che fra i due è, per ammissione dello stesso Mari, il pugile più forte, e Leo Ruffo, scrittore incaricato di mettere nero su bianco la storia di Milo e di quello che si preannuncia come il suo trionfante ritorno sul ring. È proprio grazie a questi personaggi che quella che potrebbe essere una semplice — si fa per dire — storia di amore e aspirazioni individuali, si trasforma in un noir.
Peraltro già dalla copertina, splendidamente realizzata da Francesca Zoni — che ha illustrato anche Randagi, la precedente graphic novel scritta da Mari — la mano che stringe i capelli sembra la sintesi di una violenza di fondo di cui è intriso tutto il romanzo.
Lo stile è asciutto, i riferimenti al mondo in cui viviamo non mancano, eppure viene lasciato ampio spazio all’immaginazione del lettore: un romanzo tutto giocato fra il detto e il non detto, fra ciò che è e ciò che potrebbe essere, caratteristiche queste che rendono la storia decisamente avvincente. E se è vero, citando testualmente, che metà del successo è saperlo preparare, c’è da aspettarsi che i due anni di lavoro dedicati da Mari a Cronaca di lei porteranno presto i loro frutti.

Ha qualcosa che le altre non hanno, dice. Devi saper guardare, ma è lì: come si muove, come cammina, quella specie di strafottenza… una strafottenza da ricchi anche se non hai un soldo.