
Che ci importa del mondo
Nonostante la fredda lista, la mia lucidità e la consapevolezza piena che l’amore ingiallisce e chiede il conto ed è disseminato di corde tese lungo il cammino, nonostante me ne stia sullo scoglio più alto a guardare gli altri che annaspano, mi manca l’amore. Anche solo per rivivere l’attimo, quel solo attimo, quando ti innamori, quello in cui capisci tutto, prima di non capire più nulla.
Viola Agen ha trentotto anni, un figlio di otto, un matrimonio fallito alle spalle, un lavoro che fa di lei un personaggio noto e di successo (e’ infatti ospite fissa della nota Giusy Speranza che, ci scommetto, vi ricorderà tanto qualcuno). Nonostante le delusioni sentimentali e il fatto di vivere a Milano – perché Milano e’ la città delle single per eccellenza, nel senso che fa di tutto per agevolarle a restare tali fornendo monoporzioni di cibo al supermercato e di maschi single eterosessuali a spasso per la città – crede ancora nei sentimenti e nel fatto che si debba sempre lasciare un’opportunità alla vita di sconvolgerti l’esistenza in modo positivo, che’ magari l’anima gemella e’ proprio lì, dietro l’angolo. Il dolore, però, spesso lascia ferite profonde, non facili da rimarginare, e il meccanismo di autodifesa più o meno inevitabile che ne consegue finisce per diventare perfino eccessivo:
… Da quando non mi piace più nessuno e se mi piace finisce per scappare perché ormai psicanalizzo anche i “Ciao” nel devastante tentativo di capire ogni risvolto della personalità di chi mi incrocia per strada e prevenire nuovi lutti. Funzionare funziona. Funziona così bene che non prevengo solo i lutti: prevengo pure le relazioni.
Nella vita di Viola aleggia il fantasma di Giorgio, l’uomo che ha amato in maniera cieca e incondizionata e che, neanche a dirlo, l’ha ripagata con una dose massiccia di egoismo e le ha lasciato in eredità qualche crepa nell’autostima e diversi chili di rabbia.
Ed è questo che Giorgio non ha capito mai. Il fatto che da fuori io e lui non funzionassimo non voleva dire nulla. Nelle coppie c’è una verità che esiste solo dentro le mura di chi le abita. In ogni casa c’è un quadro appeso che gli abitanti vedono dritto e che gli ospiti vedono lievemente storto ed è così alla fine che funziona la vita di chi divide un tetto: vedere il dritto che è storto.
Trovarsi single superati i trent’anni significa anche, inevitabilmente, dover fare i conti con le tecniche di seduzione dei giorni nostri che, ahimè, difficilmente reggono il confronto con quelle del passato. E per passato non c’è bisogno di scomodare il tempo in cui il corteggiamento si serviva di lettere struggenti e mazzi di fiori ma, molto più banalmente, un corteggiamento anni ’90 in cui smartphone e chat stavano ancora nell’Iperuranio.
L’amore è una cosa scema, per quanto è elementare. Abbiamo voglia di vederci-ci vediamo. Tutto quello che sta in mezzo e’ fuffa. E molta della fuffa e’ alimentata da cellulari, facebook, Twitter, sms, mms e tutti quegli alibi di cui si servono gli uomini di oggi per rimandare fino allo sfinimento il momento in cui, se Dio vuole, la lingua la utilizzeranno per inumidire noi donne e non lo straccetto per pulire lo schermo del cellulare. Gli uomini veri hanno la spina dorsale per chiederti di uscire a cena. Gli uomini fuffa hanno la spina dell’iPhone attaccata per mandarti un messaggio su WhatsApp.
Per quanto incazzata con gli uomini, o perlomeno con certi uomini, Viola e’ però lucida nell’analizzare le debolezze e i limiti propri, oltre che altrui. Che sono, poi, quelli di uomini e donne in genere:
La ragione per cui gli uomini saranno sempre inferiori alle donne e’ che loro, quando gli parte l’ormone, credono a tutto. La ragione per cui le donne saranno sempre inferiori agli uomini e’ che noi cominciamo a credere a tutto quando a loro finisce l’ormone.
Chiunque abbia concluso una relazione sa bene che, per quanto ci si sforzi con tutte le proprie forze di voltare pagina, i sentimenti non hanno mai un andamento lineare e, a volte, il passato ritorna e fa male, anche quando si pensava che non ne facesse più. E fa male quando più si è vulnerabili, nei momenti in cui davvero dividere la vita con qualcuno fa la differenza. Uno fra tutti, la domenica:
…la ricostruzione emotiva, dopo un amore troppo sofferto, e’ un’amica infedele, un cielo insidioso, in cui il dolore non cresce, non cala seguendo un andamento regolare, ma torna a singhiozzo, attraverso brecce improvvise. E la domenica è una breccia fin troppo facile. Per chi torna solo dopo aver amato molto, l’appuntamento con l’ultimo giorno della settimana diventa come il primo Natale dopo aver perso un genitore: il giorno delle cose che non hai più… Mi manca esattamente quello, nel giorno in cui manca quello che non si ha più. Non il fare qualcosa insieme, ma fare le proprie cose uno accanto all’altra senza neppure parlarsi, sapendo che chi ami e’ li’. Mi manca qualcuno con cui condividere l’operosità annoiata della domenica.
Analizzando le sue esperienze e quelle di chi la circonda, cadendo e rialzandosi, Viola scopre la sua verità sull’amore e sulle relazioni:
Ci sono amori folli, amori ingiusti e amori quieti. Ci sono amori su cui si scommette, amori per cui si resta, amori per cui si parte e perfino per cui si muore. Ma non ci sono amori per cui non si sia disposti a lasciar andare qualcosa.
E realizza che è inutile pretendere da se stessa l’impossibile ma che, comunque, si può e si deve imparare dai propri errori:
La vera evoluzione di una donna sensibile non consiste nello smettere di rimanerci male. Quello è impossibile. Consiste nel rimanerci male senza cambiare programmi.
A questo punto, quando ormai ha raggiunto un grado di consapevolezza che la rende una persona che, se proprio le cose non dovessero cambiare, riverserà il proprio amore su quello che c’è, in primis sul suo adorabile figlio che è l’altro grande protagonista del romanzo e della sua vita, che la famosa “persona giusta nel momento giusto” incrocia il suo cammino e la porta, malgrado le resistenze e le seghe mentali, a lasciarsi andare di nuovo, in modo pieno, senza se e senza ma. Un uomo capace di tenerle testa, ma anche rassicurarla con una frase essenziale quanto vera:
Sai cosa penso alle volte? Che tu hai paura delle cose semplici. E invece sono bellissime le cose semplici. Ma bisogna esserne all’altezza.
E Viola, finalmente, e’ pronta per esserlo:
Dopo la notte di Capodanno, non me ne sono più andata da casa sua. Lui non mi ha chiesto di restare e io non ho mai detto: “Resto”. Non ce n’è stato bisogno, perché, molto semplicemente, nessuno dei due ha più avuto voglia di tornare a casa senza sapere di trovarci l’altro.
Cosi’ il cerchio si chiude:
Ho sempre creduto che le persone non cambino e invece sbagliavo. È una scemenza. O meglio, e’ vero solo per certe persone, le persone che non sanno evolversi, che sono blocchi di marmo immobili. E che non si interrogano, non si mettono in discussione, non sono permeabili alle domande e che alla prima macchia d’umidità sul soffitto non cercano la causa, ma cambiano casa. Oggi so che avere a che fare con persone così può essere una grande opportunità. Di stare da cani, certo, di commettere grosse idiozie, ma anche di spostare l’attenzione su se stessi. Perché quando capisci che il marmo morirà marmo, smetterai di chiedergli d’essere altro. Comincerai a essere tu, altro. A non voler essere più una che elemosina, una arrabbiata, una sbilanciata, una che si avvita su se stessa, più immobile della persona che vorresti smuovere. E a quel punto, le persone intelligenti, emotivamente intelligenti, cambiano eccome. Si evolvono. Cambiano così tanto che non si riconoscono e non le riconosci più. Smettono di chiedere e di arrabbiarsi. Assolvono l’altro e lo lasciano andare. O se lo tengono, con quella compassione triste che si prova per le cose che invecchiano ferme, scrostate dal sole e dalla pioggia. Le persone che non cambiano ti cambiano. E solo quando accade può entrare una persona come Vasco nella tua vita.
E Viola, finalmente, e’ felice:
… penso che l’amore è questo. Che la felicità è qui. Che Vasco c’è quando mi sorride accanto, ma che è al mio fianco anche nell’assenza. Che la felicità è questo. È sapere che con Vasco non mi sentirò mai monca quando non c’è, ma con un braccio in più quando è con me… Il resto – ossessioni, ansie, struggimenti – e’ roba che ha a che fare con l’affanno. E l’amore felice non s’affanna. L’amore felice respira lentamente, a pieni polmoni. Avrei dovuto capirlo, quando mi sentivo felice col fiato corto.
Lo sappiamo tutti, in fondo, che stare con una persona dovrebbe aggiungere e mai togliere. Che chi ci ama c’è sempre, anche quando non c’è. Ma è difficile avere la lucidità di capire fino a che punto sia effettivamente così nel momento in cui si è immersi nella vita. Per questo ogni tanto è bene rallentare, guardarsi allo specchio e, alla fine, essere onesti, prima di tutto con se stessi, e non risparmiarsi mai,
… che tutto ciò che non si dice, prima o poi, cerca voce.
Una storia moderna, verosimile, leggera ma non superficiale, scritta bene, che ti lascia l’impressione che quei personaggi siano persone che ti farebbe piacere incontrare per strada per scambiare quattro chiacchiere, come tra vecchi amici.
Se il comodino piange solitudine ormai da troppo tempo, Che ci importa del mondo è il libro giusto. Per riavvicinarsi alla lettura e anche per riacquistare un po’ di sano e consapevole ottimismo.
Fatemi sapere se anche a voi fa questo effetto. 😉