
Cattiva
… mia figlia è nata già così, sporca ed esperta… È una cosa umana che già sa tutto, solo che ancora non lo sa.
…
La sua bellezza sfigurata dal tempo mi dice che si può, che il tempo si può fermare. Si possono fermare le cose che non capiamo.
C’è una mamma che tiene in braccio la figlia. La mamma è giovane, lo intuisco dai capelli lunghi, ché dopo una certa età si possono portare al massimo fino alla spalla. Che quella sia la figlia lo capisco dall’espressione che ha: dorme, sembra stia sognando, di sicuro si fida di quelle braccia che la tengono stretta, il mento appoggiato nell’incavo del suo collo piccino. Ma quella stessa mamma è anche distrutta, non dorme giorni, in certi momenti si chiede se non sia stata un’azzardo, questa bambina, ché per dare la vita a un’altra persona bisogna un po’ rinunciare a quella propria, e lei è un po’ così che si sente, morta, sospesa tra le cose che la circondano e quei pensieri che non le danno tregua, non ce la faccio, se tornassi indietro.
Sarebbe bastata questa copertina a farmi comprare questo libro, e quel titolo che mia ha già raccontato tutto a uno sguardo. Perché è questo che Rossella Milone fa con me, lei non lo sa ma lo fa, lo ha fatto con Il silenzio del lottatore e lo ha rifatto col suo ultimo romanzo, Cattiva: leggermi dentro. Questo non è un semplicemente un romanzo sulla maternità, ma è anche un romanzo sul parto. È un romanzo che ti dice di buchi che si dilatano, di pensieri che si offuscano, di stanchezza e di dolore, anche fisico. Tutte cose che ho vissuto di recente.
Io a quelle che vogliono partorire col dolore non le capivo: e non me ne fregava che è sempre stato così, come dice la Bibbia, come fanno certe donne delle tribù africane e amazzoniche, come hanno sempre fatto tutte. Alla fine a partorire sei tu sola, e che te ne frega se il mondo va avanti così da quasi quattordici miliardi di anni: l’unica cosa di cui ti frega è cacciare via subito quella cosa che ti sta uccidendo anche se è tuo figlio – perché a morire, deve essere così.
Ho partorito poco più di un anno fa, è andato tutto bene, ho una bimba meravigliosa, una vita piena, ma se mi chiedono com’è la maternità, io non ho dubbi: è un’esperienza devastante. Lo è a livello fisico – il corpo che si slarga, le occhiaie che si fanno profonde, i muscoli delle gambe che quando la bambina piange di notte fanno male come dopo una maratona – ma lo è ancora di più a livello psicologico.
Il tempo da soli con una neonata può essere orrendo. Non passa, è pesante, è pericoloso. Ti fa guardare in faccia chi sei, e alla fine sei qualcuno di solo e inesperto.
La maternità è l’unico per tutta la vita che esista, ché una volta che sei madre non smetterai mai più di esserlo, qualunque cosa accada. Non smetterai più di chiederti in ogni momento come sta, di avvicinarti mentre dorme per sentire il rumore del suo respiro, di volerti riprendere il tuo spazio ma anche di voler stare con lei, di volerla lasciare andare – sai che dovrai farlo e che sarà la parte più difficile – e nello stesso momento di stringerla a te ancora un po’, ancora più forte, ché questi momenti, poi, non tornano più.
No, ma io mica voglio che finisce. Questi momenti qua poi non tornano più, quindi uno cerca di goderseli come può. Di solito è questo, quello che le mamme dicono alle altre mamme e al resto del mondo. Allora lo dico pure io, ma mentre lo dico sento anche che non è vero, ma sento anche che è vero; perché io questa bimba piccola me la voglio tenere al seno, ancora, e voglio accarezzare con tutte le mie mani le sue spalle esili, e vedere quei sorrisi che non sa di fare, avvertire quel corpo molle attaccato al mio, che se si stacca sarebbe già la fine; ma è anche vero che voglio che non urli, e che dorma, e che sappia come costruire il tempo come tutti gli esseri umani; e che spero che questa dipendenza da me finisca, perché tira come un nodo dentro ai capelli.
Rossella Milone dopo avere avuto il coraggio di raccontare l’amore tra un uomo e una donna così com’è, in tutte le fasi della vita – e mi riferisco sempre a Il silenzio del lottatore, se non lo avete letto vi consiglio di correre in libreria a comprarlo – affronta la maternità e il parto con una lucidità, un realismo e un’eleganza – perché, anche quando è cruda, la sua è una scrittura immodificabile per quanto è perfetta – da suscitare un’ammirazione che non potrebbe essere più grande da parte mia. Per me Rossella Milone è la scrittrice contemporanea, e quando scrive lei non ce n’è per nessuno. Questo però non è un libro per tutti, e non lo dico con la supponenza di chi se non sei madre non puoi capire, che proprio non mi appartiene. Questo libro è per chi, indipendentemente dall’avere o meno figli, è disposto a sapere la verità sull’essere madri o a rivivere gli attimi che cambiano la vita per sempre. Se il momento è per voi propizio non esitate, prendete Cattiva e godetene, perché questo libro di rara potenza e meraviglia è un dono grandissimo che la letteratura ci ha fatto. Un libro doloroso come è doloroso il parto ma che, se ve la sentite, è un’esperienza straordinaria.
L’amore, quello, non ha a che fare con il parto, ma con il tempo.