
Atti osceni in luogo privato
Avevo dodici anni e un mese, mamma riempiva i piatti di cappelletti e raccontava di come l’utero sia il principio della modernità. Versò il brodo di gallina e disse – Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette che hanno liberato le coscienze.
– E i pompini.
La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul cucchiaio mentre sentenziava: e i pompini.
Mamma lo fissò, Non ti azzardare più davanti al bambino, le sfuggì il sorriso triste. Lui continuò a raffreddare i cappelletti e aggiunse – Sono una delle meraviglie del cosmo.
Inizia così Atti osceni in luogo privato, ultimo romanzo di Marco Missiroli che racconta la vita di Libero Marsell attraverso il suo rapporto con la sessualità (e l’amore), dall’infanzia fino all’età adulta.
Libero viene da una famiglia moderna, così moderna che a tradire e a dire basta è sua madre, che lascia il padre per mettersi insieme al suo migliore amico:
Si era stancata di colpo, perché l’utero serve per generare e non per trattenere: giustificava così le sue cadute passionali.
E’ proprio negli anni della separazione dei suoi che Libero comincia a sentirsi attratto dalle donne, senza però riuscire veramente ad afferrarle, in senso figurato e letterale:
– C’è qualcosa che non va, Grand?
Biascicai che sì, c’era qualcosa che non andava. Tentennai, poi vuotai il sacco: – Perché non piaccio alle donne?
Sorrise come si sorride al proprio figlio, al bastardino del canile, al mendicante ai semafori. Rimase sovrappensiero, – La tua forza è nella chimica, Libero – e mi spiegò che esisteva qualcosa di molto più succulento dell’estetica. Si chiamava alchimia della carne… Al di là del viso, del corpo, dell’odore, da qualche parte in qualcuno resisteva un campo energetico che manipolava le scintille cerebrali. Quelle del finire a letto.
Di questo Grand diventa sempre più consapevole man mano che cresce, fino a vivere la sua prima storia d’amore con annessa, immancabile, delusione
Pianse di colpo, e piansi anch’io. Non per nostalgia, non per desiderio, ma perché le cose finiscono.
cui segue l’incontro con quella che diventerà sua moglie:
Ho sposato Anna per amore, e per come scopa.
Girato, verrebbe da dire se si trattasse di un film, tra Parigi e Milano, questo romanzo rientra sicuramente tra i più belli e interessanti che abbia letto ultimamente. La trama non è affatto banale, nonostante offra molti spunti nei quali è facile identificarsi; la scrittura è scorrevole ed elegante, mai volgare nonostante non si serva di giri di parole; i personaggi hanno tutti uno spessore notevole: non solo il protagonista, ma anche i suoi genitori – specialmente la madre, altra grande protagonista di questa storia – , Marie, che diventa la sua migliore amica, Lunette, la prima fidanzata e, infine, Anna, sua moglie.
Il sesso fa parte di questo romanzo in modo naturale, proprio come fa parte della vita, e viene raccontato per quello che è, senza paure e senza perversioni. Per questo nel farlo e nel parlarne non c’è nulla di osceno, come sottolinea Marie:
… ti vedevo a mille chilometri di distanza con la paura di scegliere tra la vita e l’oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L’osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento. Tieniti stretta la tua meravigliosa indecenza…
E Libero lo fa:
Il sentimento per lei custodiva i miei atti osceni.
Tenersi stretta la propria indecenza e viverla fino in fondo, senza limiti che non siano quelli che ognuno di noi sente come propri: in fondo, essere “Liberi” è anche questo.