
Alta fedeltà
ROB
Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:
1) Alison Ashworth
2) Penny Hardwick
3) Jackie Allen
4) Charlie Nicolson
5) Sarah Kendrew
Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura? Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c’è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare. Questo forse suona più cattivo di quanto vorrei, ma il fatto è che noi siamo troppo cresciuti per rovinarci la vita a vicenda, e questo è un bene, non un male, per cui se non sei in classifica, non prenderla sul piano personale. Quei tempi sono passati, e che liberazione, cazzo; l’infelicità significava davvero qualcosa, allora. Adesso è solo una seccatura, un po’ come avere il raffreddore o essere al verde. Se volevi veramente incasinarmi, dovevi arrivare prima.
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Se dovessi rifare la classifica secondo il dolore provato, anziché in ordine cronologico, Alison passerebbe dritta dal primo al secondo posto. Sarebbe bello pensare che poi sono cresciuto e i tempi sono cambiati, e i rapporti sono diventati più profondi, le donne meno crudeli, la suscettibilità meno accesa, le reazioni più veloci, gli istinti più maturi. Eppure tutto quello che mi è accaduto da allora a oggi mi sembra che contenga sempre qualcosa di quel pomeriggio lì; tutte le mie storie d’amore successive, sono come variazioni raffazzonate della prima.
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Perché le persone – diciamolo chiaramente, le donne – sono così? E’ assurdo ragionare in questo modo, sono assurdi questa confusione, questi dubbi, questa tetraggine, sono profili indistinti dove invece dovrebbe esserci un quadro chiaro e netto. Capisco che c’è bisogno di incontrare il nuovo per poter eliminare il vecchio – bisogna essere incredibilmente coraggiosi e maturi per lasciare qualcuno solo perché le cose non funzionano più troppo bene. Ma come si fa a farlo con così poco entusiasmo, come Laura adesso?
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… soffro perché lei non mi vuole; ma se arrivo a convincermi che un po’ mi vuole ancora, allora starò di nuovo bene, perché a quel punto sarò io che non la vorrò più, e potrò cercarmi un’altra.
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… la relazione con Laura mi diede un senso di appartenenza a un luogo. E se perdi questo senso di appartenenza, ti viene nostalgia di casa. Logico.
LAURA
“Sono troppo stanca per non stare con te”.
“E di Ray che mi dici?”.
“Ray è un disastro. Non so proprio come sono finita in questa storia, davvero, senonché certe volte c’è bisogno di qualcuno che, come una bomba a mano, scoppi nel bel mezzo di una relazione malmessa, facendola saltare…
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Senti Rob, è successo. Ed è stato un bene, per un sacco di motivi, perché noi non stavamo andando più da nessuna parte, mentre adesso forse possiamo orientarci meglio…
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Voglio solo mettere in chiaro che quello che succede tra te e me non è tutto. Che io continuo a esistere anche quando noi non siamo insieme.
LAURA NEGLI OCCHI DI ROB
Sto cominciando ad abituarmi all’idea che Laura possa essere la persona con cui passerò il resto della mia vita, credo (o almeno sto cominciando ad abituarmi all’idea che sono così infelice senza di lei che non ha senso pensare a un’alternativa). Ma è molto più duro abituarsi all’idea che la mia idea giovanile dell’amore, a base di négligés e cenette in casa a lume di candela e lunghe, ardenti occhiate, non ha nessun fondamento nella vita reale.
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So cosa non va con Laura. Quello che non va con Laura è che io non la vedrò mai più per la prima, per la seconda, o per la terza volta. Non passerò mai più due o tre giorni in preda all’agitazione, cercando di ricordare com’è fatta, mai più arriverò in un pub mezz’ora prima dell’appuntamento, e fisserò il medesimo articolo di una rivista sbirciando l’orologio ogni trenta secondi. Certo, la amo e mi piace e con lei ho delle belle conversazioni, un sesso piacevole e intense discussioni, e lei si occupa e si preoccupa per me e organizza la faccenda del Groucho, ma quanto conta tutto questo, quando qualcuna con le braccia nude, un sorriso carino e un paio di goffe Doc Martens ai piedi entra in negozio e dice che vuole intervistarmi? Conta poco o niente, ecco la verità, ma forse dovrebbe contare un po’ di più.
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“Vedi, io ho sempre avuto paura del matrimonio per via, sai, della palla al piede, perché voglio la mia libertà e compagnia bella. Ma mentre pensavo a quella stupida ragazza improvvisamente ho capito che era il contrario: che se ti sposi con qualcuno che sai di amare, e ti sistemi, questo ti rende libero di fare altre cose. So che non sai cosa senti per me, ma io so cosa sento per te. So che voglio stare con te e che continuo a fare finta di no, con me stesso e con te, e così andiamo zoppiconi. E’ un po’ come se firmassimo un nuovo contratto ogni due settimane o roba così, e non ne posso più. E so che se ci sposassimo, io la prenderei seriamente, e mi passerebbe la voglia di combinare pasticci”.
ROB NEGLI OCCHI DI LAURA
“…Tu fai sempre così. Arrivi a chissà quale conclusione, e tutti gli altri devono adeguarsi. Davvero ti aspettavi che ti dicessi sì?”
ROB
“Non lo so. Non ci ho pensato, davvero. La cosa importante era chiedertelo”.
LAURA
“Beh, me l’hai chiesto”.
ROB
Ma lo dice dolcemente, come se sapesse che quello che le ho chiesto è una buona cosa, non priva di un suo significato, anche se non le interessa.
LAURA
“Grazie”.
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ROB
Quando Laura sente le prime battute della canzone fa una piroetta, mi lancia un sorrisone e alza diverse volte il pollice per dire evviva, e io comincio a compilare nella mia testa un nastro per lei, in cui ci saranno un mucchio di canzoni che conosce già e che sarà contenta di sentire. Stasera, per la prima volta, mi sembra di capire cosa devo metterci.
E’ stato strano tirare le somme della lettura di Alta Fedeltà. Strano perché mentre, di solito, c’è bisogno di raccontare un minimo la trama per far capire a chi legge di cosa si tratta, ho la sensazione che stavolta sarebbero sufficienti i pezzi che ho riportato per capire tutto. Nel caso in cui mi sbagliassi, il succo è che Laura ha lasciato Rob. E lo ha fatto per una serie di ragioni che vanno al di là del fatto che c’è un altro. Rob sta male, anche se non vuole ammetterlo, e attraversa quella tipica fase in cui, di fronte all’ennesimo non lieto fine della sua vita sentimentale, comincia a chiedersi se non ci sia qualcosa di sbagliato in lui, ché se finisce sempre così, qualche responsabilità deve pure avercela. E’ così che decide di ripercorrere a ritroso le sue storie precedenti, per capire se e dove ha sbagliato e per vedere che cosa ne è stato di quelle ragazze che, in vario modo, gli hanno rovinato la vita e alle quali, in parte, l’ha rovinata lui. E così, con un piede nel passato e uno nel presente, Rob va avanti, conosce persone nuove, frequenta gli amici, senza smettere di tormentarsi al pensiero di Laura e finendo per tormentare pure lei che, malgrado si sia portata via la sua roba e abbia optato per la strada della cesura-netta-col-passato, ha a sua volta i suoi tormenti e, forse, così sicura della sua scelta non è.
Ci sono storie d’amore che seguono una linea retta: si incontrano, si piacciono, si amano, si sposano, fanno i figli, invecchiano insieme. La variante di queste storie è: si incontrano, si piacciono, si sposano (?), fanno i figli (?), si lasciano per sempre.
Poi ci sono storie d’amore che seguono un percorso a ostacoli: si incontrano, si piacciono, si amano, si fanno male, si lasciano, si rincontrano, si ripiacciono, si riamano, si rifanno male, si rilasciano. E questo processo, a volte non ha mai fine. La variante di queste storie è: si incontrano, si piacciono, si amano, si fanno male, si lasciano, si rincontrano, si ripiacciono, si riamano, ritornano insieme. E questo processo, a volte, non ha mai fine.